Miti, tarocchi e fiabe

Miti e fiabe condividono con gli arcani maggiori dei tarocchi lo stesso schema narrativo, che da millenni l’uomo replica per raccontare le sue storie

Protagonista, antagonista, aiutante, ostacoli e risoluzione sono solo alcuni dei personaggi e dei momenti che accomunano i miti e le fiabe. Lo stesso schema si ritrova nel percorso degli arcani maggiori dei tarocchi, dalla carta numero 0, il Matto, alla carta numero XXI, il Mondo. Questo svolgersi della narrazione è stato poi ripreso anche nella letteratura e nel cinema più vicini a noi, riproducendo lo stesso monomito: un viaggio avventuroso e coinvolgente, ma prima di tutto un percorso di introspezione e trasformazione interiore. Vediamo cosa hanno in comune miti, tarocchi e fiabe.

Miti e fiabe

I miti, e poi le fiabe, nascono dall’esigenza di rappresentare la condizione umana, e da quella di cercare di dare una risposta alle domande universali, senza dimenticare di proporre un modello di comportamento retto e positivo.

La necessità di raccontare, per quanto ne sappiamo, nasce con l’essere umano, e ne sono testimonianza le pitture rupestri di età preistorica e le innumerevoli storia della tradizione orale, mutate nel corso dei secoli fino alla loro trascrizione – e anche in seguito.

A partire dai poemi omerici, “Iliade” e “Odissea”, frutto anche questi di una collazione che ha le sue origini nella tradizione orale, e quindi opera in qualche modo corale, nonostante siano attribuiti al celebre cantore Omero, fino alle favole di Esopo e a quelle raccolte molto tempo dopo (XVII secolo) dai fratelli Grimm, la matrice comune è la stessa storia variata a seconda dell’epoca storica e della cultura di appartenenza.

Se i miti utilizzavano figure divine per spiegare l’origine del mondo e i comportamenti umani, l’epica oltre agli dei coinvolge esseri umani speciali ed eroici, e le fiabe e favole creature magiche o appartenenti al mondo animale. 

Le funzioni della fiaba di Vladimir Propp

Le riflessioni attorno alla struttura delle fiabe trovano una loro teorizzazione nel saggio “Morfologia della fiaba” di Vladimir J. Propp, pubblicato in Russia nel 1928 e in Italia solo nel 1966 dalla casa editrice Einaudi. Il suo punto di partenza è proprio l’esistenza di un sostrato strutturale che accomuna tutte le narrazioni, indipendentemente dal luogo, dal tempo e dalla cultura che le hanno originate.

Il suo schema si avvale di trentuno cosiddette “funzioni”, ovvero quei nuclei narrativi che mandano avanti la storia e le danno ritmo, rendendola coinvolgente e appassionante. Possiamo riassumerli in alcuni passaggi, facilmente individuabili non solo nelle fiabe e nelle narrazioni mitologiche, ma anche in molti romanzi contemporanei:

  • equilibrio iniziale
  • evento che rompe l’equilibrio iniziale
  • un insieme di ostacoli di varia natura attraverso i quali il protagonista (l’eroe) dimostra la sua forza e la sua grandezza d’animo
  • ritorno all’equilibrio: come vedremo fra poco, prendendo come esempio il viaggio del Matto attraverso le carte degli arcani maggiori, si tratta di un equilibrio molto diverso da quello iniziale, che ha in sé il significato stesso di tutta la vicenda

Ad agire questi nuclei narrativi ci sono personaggi con un preciso ruolo. Quelli individuati da Propp sono:

  • protagonista
  • antagonista
  • mandante, ovvero colui che dà al protagonista un compito da portare a termine
  • oggetto o soggetto del desiderio (qualcosa o qualcuno che il protagonista deve trovare e/o portare in salvo)
  • aiutante: di solito è colui che fornisce gli strumenti (nelle fiabe e nella mitologia spesso strumenti magici) al protagonista per affrontare l’impresa che lo attende
  • falso eroe: qualcuno che tenta di sostituirsi al protagonista e di usurpargli ciò che si è guadagnato

Come questi elementi – che siano personaggi o parti di trama – ricorrenti nei miti e nelle fiabe possono essere ritrovati anche negli arcani maggiori dei tarocchi?

Come sono nati i tarocchi?

I tarocchi sono nati come giochi di carte nelle corti del Nord Italia intorno al XV secolo e pare che inizialmente venissero chiamati “Trionfi”. I mazzi dei tarocchi sono divisi in arcani minori, che corrispondono alle carte da gioco divise in quattro semi, di origine probabilmente nordafricana e in arcani maggiori.

Si tratta di ventidue figure numerate: dal Matto, la carta numero 0, usata nei mazzi da gioco anche come jolly, al Mondo, la carta numero XXI. Ogni arcano maggiore porta in sé significati archetipici, supportati dalla fitta e varia rete di simboli presenti in ogni carta.

Oggi il gioco delle carte dei tarocchi è più raro, ma vengono più spesso fatte letture dei tarocchi che sfruttano il loro significato divinatorio: anche questo attinge all’archetipo che, soprattutto gli arcani maggiori, rappresentano.

Se si osservano gli arcani maggiori in sequenza, vi si può individuare un percorso di autorealizzazione e trasformazione interiore che non solo ricalca quella del protagonista secondo la “Morfologia della fiaba” di Propp, ma che è stato poi ripreso e variato secondo il gusto contemporaneo in molti libri e film a tutti noti.

Cosa hanno in comune miti, fiabe e tarocchi?

Gli arcani maggiori, che si compongono di ventidue carte numerate da 0 a XXI, ripercorrerebbero lo stesso monomito che sarebbe alle base dei miti e delle fiabe e che dalla tradizione orale è arrivato fino alla strutturazione di romanzi e storie contemporanee.

La carta numero 0, il Matto o il Folle, rappresenterebbe quindi il protagonista in una condizione iniziale di purezza e ingenuità. Si caratterizza per il suo ottimismo, per essere un sognatore estroso e ottimista. La sua più grande potenzialità è insita nella sua inconsapevolezza: per questo si sporge dal precipizio sul quale è rappresentato, pieno di fiducia e senza pensare alle conseguenze, un po’ come un Pinocchio ancora di legno, materia grezza.

Il primo personaggio che incontra è il Mago, in alcuni mazzi rappresentato anche come un artigiano o un ciabattino: è colui che lo accoglie all’inizio di un nuovo percorso e gli darà gli strumenti per compierlo. Continuando con l’esempio di Pinocchio, potremmo vederlo nel Grillo parlante, o in Albus Silente della saga di “Harry Potter”.

Se il mago rappresenta il potere maschile e un aiuto pratico, l’Alta Sacerdotessa indica al nostro protagonista una prova spirituale: cosa deve conoscere – anche di se stesso – prima di andare avanti? Insieme all’Imperatrice, all’Imperatore e alla sua controparte maschile (il Papa) rappresentano un potere sia secolare che spirituale, che il Matto o l’eroe deve affrontare prima di accedere al mondo sociale con la carta degli Amanti.

È la prima che presenta più figure (un uomo, una donna e un angelo) che in alcuni mazzi sono addirittura sullo stesso piano. È una carta interrelazionale, ma che, indicando la necessità di una scelta (rappresentata dall’angelo) conclude la prima parte del viaggio del Matto-eroe.

Se il Mago gli forniva strumenti pratici, dopo aver affrontato il Carro e la Giustizia, il Matto-eroe ottiene grazie all’Eremita la saggezza, che ha la propria controparte nell’aiuto sovrannaturale che interviene nella fiaba e che si può ritrovare in personaggi che hanno fatto della conoscenza di se stessi la propria cifra, come Gandalf ne “Il Signore degli Anelli” o il maestro Yoda in “Star Wars”. La sua iconografia, con la lanterna accesa, richiama invece Diogene, che vive secondo la sua natura e non schiavo del fato o della fortuna.

Come in tutte le storie che si rispettano, però, anche quella narrata dagli arcani maggiori dei tarocchi ha un momento di buio e di difficoltà (i vari ostacoli e le peripezie che deve superare l’eroe nello schema di Propp). Così arriva il Diavolo, simbolo delle tentazioni e delle ossessioni dalle quali non ci si può liberare: i personaggi sotto di lui sono infatti incatenati, ma le catene sono aperte e se volessero potrebbero togliersele facilmente. Come non pensare al Faust di Goethe o a “Lucifer”, serie tv che ha proprio l’angelo caduto al centro dei suoi episodi?

La Torre scardina però le certezze dell’eroe e, distruggendo il suo ego e quelle false identità che il Matto porta nel suo bagaglio leggero, lo libera dai desideri terreni per far spazio non solo a un mondo nuovo, che aveva già incontrato con il Mago, ma a un modo nuovo di vedere il mondo.

Grazie a questa riconsiderazione e a questo profondo cambiamento che interviene prima di tutto nell’interiorità del Matto-eroe, il cammino da seguire, indicato dalla carta delle Stelle, diventa chiaro. Un’ultima prova (la carta della Luna, specchio dei desideri più reconditi e ingannevoli) lo attende prima di vedere sorgere un nuovo giorno (la carta del Sole).

A questo nuovo giorno corrisponde una rinascita piena di nuove consapevolezze (il Giudizio) prima che il Matto-eroe possa tornare al punto di partenza, ovvero la carta del Mondo: il cerchio si chiude, ma lui ormai è una persona diversa.

Questo svolgimento ricco di incontri, colpi di scena, ostacoli e aiuti al fine di compiere una missione o di trovare la vera ispirazione può essere riprodotto all’infinito, variando i particolari e dando più risalto a una figura o all’altra, tanto che i tarocchi sono usati anche come strumento creativo per sceneggiature di film e serie tv o per trame di romanzi, e questo schema può essere ritrovato in molte storie che conosciamo, soprattutto fantasy, ma non solo!

Fonti

Svelato l’arcano
J. Campbell, L’eroe dai mille volti, Lindau, 2012
A. Cometti, G. Giardiello, Scrivere con i tarocchi, Audino, 2018
A. Davies, The Tales behind Tarot, Leaping Hare Press, 2023
V.J. Propp, Morfologia della fiaba, Einaudi, 2000

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