La quarta di copertina

Attraverso la quarta di copertina le case editrici oggi mettono in luce gli elementi che un potenziale lettore potrebbe trovare interessanti. Ma è sempre stato così?

Spesso chi entra in libreria sa già quale libro vuole: può essere un titolo che ha nella sua lista dei desideri da un po’, oppure una nuova, attesissima, uscita. A volte, però, il lettore si concede la libertà di vagare fra gli scaffali e lasciare in qualche modo che siano i libri a sceglierlo e non il contrario. Se il titolo e l’immagine di copertina possono richiamare la sua attenzione, sarà però la quarta di copertina a fare da ago della bilancia.

La coperta

L’oggetto libro non è cambiato molto nel tempo, e possiamo dire che ancora oggi sia sostanzialmente lo stesso del Sedicesimo secolo, quando ormai la stampa a caratteri mobili aveva rivoluzionato il mondo dell’editoria.

Ancora oggi, quindi, un lettore troverà una serie di fogli rilegati, che costituiscono l’interno del libro, racchiusi da una coperta, che può essere rigida o meno (in questo caso si parla di brossura). 

La coperta, escludendo il dorso, ovvero la costola del libro, avrà così quattro facciate, dette:

  • prima di copertina, o semplicemente copertina
  • seconda di copertina (o risvolto)
  • terza di copertina (o risvolto)
  • quarta di copertina o controcopertina

La quarta di copertina è quindi il retro del libro; come vedremo, con il tempo questo spazio ha iniziato a ospitare un testo breve e fondamentale ai fini della riuscita commerciale di una pubblicazione. 

La quarta di copertina intesa come insieme di informazioni, redatta pensando al potenziale lettore, prende il nome proprio da questa parte del libro.

La nascita della quarta di copertina

Se il libro come oggetto, e anche al suo interno, non è cambiato poi molto nel tempo, sono stati inseriti via via degli elementi che lo hanno reso a tutti gli effetti un prodotto commerciale. 

Questo è avvenuto anche perché con il diffondersi dell’alfabetizzazione, e di un tenore di vita migliore per una fetta più ampia della popolazione, sono cambiati il mercato e i destinatari, ovvero i lettori che devono essere “convinti” a comprare un libro invece di un altro.

Nello specifico, la quarta di copertina non era un elemento presente quando sono nati i libri a stampa. Per il critico e saggista Gérard Genette, il suo archetipo è la prière d’insérer, ovvero un fogliettino contenente una nota sul libro che alla fine dell’Ottocento gli editori mandavano ai giornali e alle riviste.

Il nome stesso richiama la loro funzione: con queste succinte presentazioni, gli editori chiedevano ai giornali di inserire il libro fra le loro pagine, a scopo promozionale. In seguito, nel XX secolo, questa pagina in più inizia ad essere fornita anche a critici e recensori.  

Come si vede, le persone che vi avevano accesso erano addetti ai lavori che potevano, anche attraverso queste informazioni, indirizzare il successo di una qualsiasi pubblicazione.

Il passaggio successivo è quello di non limitare più l’aggiunta di questa pagina ai libri destinati a personalità o contesti specifici, ma di metterlo in tutti, anche in quelli destinati al pubblico di lettori.

La quarta di copertina, anche se a questa altezza cronologica non era chiamata ancora così, rimane però fino agli anni ’30 del Novecento un foglio separato.

Ma usare un foglietto volante non era certo pratico e lo destinava a una certa caducità. Per questo si iniziano a inserire le informazioni che riportava sul libro stesso, in particolare sulla quarta di copertina, cioè sul retro. Fra i primi a introdurre questa innovazione, citiamo la collana Medusa di Mondadori.

Oggi il testo che costituisce la quarta di copertina si può trovare sulla controcopertina, ma anche nelle alette che costituiscono la seconda e la terza di copertina; in questi casi di parla di risvolti.

Risvolti d'autore

Scrivere una quarta di copertina non è cosa da poco, ed è un’operazione più complessa di quel che si pensa. Questo perché non basta concentrarvi gli elementi più interessanti della trama, ma deve essere trovato un equilibrio fra la storia e una sua interpretazione.

In Italia è sempre esistita la quarta di copertina “d’autore”, ovvero scritta da un autore diverso da quello del libro e in quanto tale autorevole. Questo fenomeno conosce il suo apice fra gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, con nomi di spicco come Italo Calvino per le Centopagine Einaudi, Elio Vittorini per I Gettoni sempre di Einaudi o Roberto Calasso per Adelphi.

Quando sono redatte da voci considerate autorevoli, le quarte di copertina sembrano in qualche modo garantire il valore del libro; ma negli anni d’oro dei “risvolti d’autore” non sempre era così e le quarte erano anche una sorta di recensione, a volte molto critica. Famoso a questo proposito il caso della quarta di copertina redatta da Vittorini per La malora di Beppe Fenoglio: una vera e propria stroncatura.

Oggi i risvolti d’autore sono più rari e quando presenti indicano un’operazione editoriale ben precisa. 

Si è fatta però parallelamente strada la tendenza a inserire stralci di recensioni da fonti autorevoli o altre informazioni sul gradimento di un libro, come il numero delle copie vendute. 

Autorisvolti

La quarta di copertina deve incuriosire il lettore, fargli sbirciare attraverso un piccolo spiraglio il mondo che il libro contiene. Chi può farlo meglio dello scrittore stesso?

In realtà potremmo dire che tutti gli altri lo farebbero meglio. Non è proprio così, ovviamente, ma dà la misura di quanto la scrittura di una quarta di copertina sia quasi un genere a parte, che non tutti possono padroneggiare. Nella maggior parte dei casi sarà la casa editrice stessa a curare la sua stesura.

Esistono delle eccezioni, e quindi autori che redigono da soli i risvolti dei propri libri: si tratta però di casi particolari, concertati con la stessa casa editrice. La quarta di copertina diventa una dichiarazione di intenti, spesso sfruttata in modo sperimentale a fini anche promozionali e può essere firmata o anonima.

Nel passato erano famosi gli “autorisvolti” di Vittorini, mentre oggi un esempio di autore che ha scritto le sue quarte di copertina (non sempre e soprattutto non da subito) è Alessandro Baricco. Sono sue quelle di Seta (1996), City (1999) e quella lasciata in bianco di Senza sangue (2002).

Long seller

La quarta di copertina è ben lontana dall’essere solo un contenuto di servizio; è una parte fondamentale del paratesto di un libro e testimonia, nel suo modificarsi, il valore che quello stesso libro ha assunto nel panorama letterario.

Nel caso di libri classici o long seller, cioè quelli il cui successo commerciale si protrae nel tempo, capita che le varie ristampe e riedizioni presentino quarte di copertine diverse. Questo per rendere merito al successo che hanno avuto, ma anche per adeguare la chiave di lettura a un mutato contesto culturale e sociale. 

Di solito la tendenza è quella di sottrarre informazioni sulla trama, che per i titoli molto famosi potrebbe essere già in parte conosciuta, e aggiungere invece dettagli sull’autore, recensioni autorevoli, gli eventuali premi vinti o i numeri delle vendite.

Una "presentazione fra amici"

Per Roberto Calasso, scrittore e fondatore della casa editrice Adelphi, la quarta di copertina (e ne ha scritte tante), è «un’arte umile e ardua che non ha ancora trovato il suo teorico e il suo storico». 

Aggiungiamo che questo potrebbe essere dovuto al fatto che, come abbiamo visto, la quarta di copertina è un elemento piuttosto recente. È al tempo stesso anche l’unico elemento attraverso il quale l’editore può far emergere le motivazioni che l’hanno spinto a pubblicare quel titolo. 

Calasso scriveva che andrebbe pensata come una lettera a degli sconosciuti, o come se fosse una «presentazione fra amici»: le parole da usare non devono essere troppo formali, altrimenti il rischio è quello di allontanare i lettori, anziché attrarli!

FONTI

FormazionEditoriale
Treccani
AA. VV., “A proposito di libri”, Cose spiegate bene, Il Post e Iperborea, 2021
R. Calasso, L’impronta dell’editore, Adelphi, 2013
M.G. Coccetti, L’autore in cerca di editore. Istruzioni e consigli pratici per farsi pubblicare un libro, Editrice Bibliografica, 1996
V.
Notarberardino, Fuori di testo. Titoli, copertine, fascette e altre diavolerie, Ponte alle Grazie, 2020
J. Tschichold, La forma del libro, Ronzani, 2021

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