Le parti del libro: la carta

Uso mano, patinata o marcata: con quale carta si stampano i libri? Come si fa la carta? Ripercorriamo la storia di questo materiale, che dà ai libri il loro caratteristico odore!

Kipling scriveva su block notes realizzati in esclusiva per lui con una carta dalle caratteristiche uniche; Tolkien scrisse parte de Il Signore degli Anelli sul retro dei compiti dei propri studenti; D’Annunzio, reduce dall’incidente aereo che gli aveva compromesso la vista, compose il Notturno su circa diecimila striscioline di carta, un rigo per ogni foglietto, che poi la figlia assemblò insieme. E infine Walter Siti, vincitore del Premio Strega nel 2013 con il romanzo Resistere non serve a niente, ha dichiarato di scrivere la prima redazione di ogni suo libro su quaderni Monocromo. 

La carta è la materia di cui sono fatti i libri, ciò che ci piace annusare appena ne apriamo uno, ma in pochi sono in grado di capire di che carta sia fatto un libro.

L'invenzione della carta

L’invenzione della carta si colloca convenzionalmente intorno al II secolo a.C, anche se in realtà risale a molto tempo prima, in Estremo Oriente e successivamente nei Paesi musulmani del Mediterraneo, arrivando in Italia verso il XIII secolo. 

Qui, a Fabriano, nelle Marche, nel 1264 nascono le prime cartiere, ed è qui che la produzione della carta beneficerà di una serie di innovazioni tecniche che la renderanno il prodotto più usato per scrittura e stampa. Proprio da Fabriano la carta si diffonderà successivamente in tutto il Nord Europa.

Come si fa la carta?

La carta si ottiene dalle fibre disidratate di cellulosa che vengono sciolte nell’acqua fino a formare una pasta; questa viene successivamente stesa in fogli. La qualità della carta varia quindi a seconda del tipo di cellulosa utilizzata. 

I fogli di cellulosa possono essere bianchi o avorio, a seconda del colore della carta che si vuole ottenere. La carta più preziosa deriva dalla cellulosa fibrosa, estratta da piante come il cotone o la canapa, mentre quella del legno, seppur più economica, ha una sostanza (la lignina) responsabile dell’invecchiamento e ingiallimento della carta. 

Non è tuttavia stato sempre così. Nel Quattrocento, al tempo dell’invenzione della stampa a caratteri mobili, la carta si ricavava soprattutto dai tessuti e dagli stracci: per questo si dice “carta straccia”, anche se in realtà era di miglior qualità rispetto a quella prodotta oggi.

Sarà proprio a Fabriano che verranno messe in pratica invenzioni e tecniche determinanti per i successivi sviluppi dell’industria cartiera: per esempio l’uso di meccanismi per sminuzzare gli stracci, l’impermeabilizzazione con colla di pesce o altra gelatina animale, e infine l’adozione della filigrana, in grado di impreziosire il testo e di rendere non falsificabili i documenti.

A partire dal Settecento, quando nascono i giornali a grande tiratura e si forma il primo grande pubblico di lettori, diventa fondamentale contenere i costi e produrre il maggior numero di libri possibili. In questa fase si inizia a impiegare in modo consistente il legno, ma più il pubblico vuole leggere e scrivere, più le tipografie hanno bisogno di stampare, più si produce e vende carta, e più la sua qualità peggiora.

Quale carta è utilizzata oggi?

Possiamo distinguere almeno cinque tipologie di carta tra quelle attualmente utilizzate per la produzione di un libro:

  • uso mano
  • patinata
  • marcata
  • filigrana o vergata

Uso mano

È la qualità più comune, utilizzata per scrivere a mano (quella per esempio dei fogli dei quaderni) ma anche per gli interni dei libri in commercio. Può essere bianca, avoriata (spesso impiegata nei libri di letteratura, poiché il colore avorio ha la funzione di diminuire la trasparenza delle pagine e di migliorare così la lettura) oppure di vari colori. 

Una sottocategoria è rappresentata dalla carta riciclata, prodotta dal macero di ritagli e avanzi delle tipografie o delle stesse cartiere, o riciclata da libri e giornali dopo un particolare processo chimico che asporta gli inchiostri dalle fibre.

Patinata

Questa tipologia di carta, che può essere sia opaca sia lucida, è ottenuta attraverso un rivestimento in superficie, aggiungendo alla cellulosa una quantità del circa 30% di carbonato di calcio, cioè calcare in polvere. 

Ciò fa sì che questa carta pesi di più, ma a parità di peso costa meno perché il calcio è meno caro della cellulosa. È quindi molto meno preziosa rispetto agli altri tipi di carta trattata. È utilizzata molto per la stampa di immagini in libri e riviste. 

Marcata

La carta marcata ha ricevuto su una o su entrambe le facciate, ancora bagnate, una lavorazione che permette di riprodurne il disegno e le irregolarità avvertibili al tatto: una rigatura, una trama a rete, una texture particolare che dia una sensazione di matericità che le altre carte non sono in grado di dare. 

Può sovrapporsi alla tecnica della goffratura, che prevede l’impressione di un disegno o trama decorativa in rilievo molto evidente. Per questo è molto utilizzata in editoria soprattutto per le copertine. 

La carta marcata presenta, tra le varie tipologie, anche l’Imitlin, che imita il tessuto (per esempio Imitlin è la carta utilizzata per le copertine della Piccola Biblioteca Adelphi).

Filigrana o vergata

È la più pregiata delle carte, riconoscibile dalla filigrana interna che appare in controluce, o dalla vergatura ruvida della superficie. È la carta utilizzata per le banconote, ma anche in casi di carte speciali per libri preziosi. A differenza delle carte goffrate, nella filigrana il disegno è nell’impasto e non impresso a posteriori sulla carta.

Quanto costa la carta?

La carta si pesa al metro quadro (grammatura). Il complesso di carta-stampa e rilegatura incide per circa l’8% sui costi totali di un libro. Ovviamente dipende anche dalla quantità di copie stampate, dal numero di pagine e dalle dimensioni del libro, che tuttavia a loro volta dipendono anche dal tipo di carta impiegata. 

La carta, insieme alla rilegatura, è quindi un elemento decisivo perché dà un valore aggiunto al libro, indicando al lettore la raffinatezza dell’edizione. Celebri i casi di Umberto Saba e di Benedetto Croce, i quali lamentavano con i propri editori (rispettivamente Einaudi e Laterza) la loro scelta di una carta di poco valore rispetto al contenuto delle loro opere.

FONTI

A. Cavallo, G. Papi, G. Gambineri (a cura di), Cose spiegate bene. A proposito di libri, Iperborea, Milano, 2021
L. Febre, H.-J. Martin, La nascita del libro, Roma, Laterza, 1998
H. Tuzzi, Libro antico e moderno, Roma, Carocci, 2018

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