I personaggi di un romanzo

Anna Karenina, Dorian Gray, Lila e Lenù: nomi che hanno tenuto compagnia ai lettori appassionati fino a diventare quasi reali. Ma come hanno fatto i loro autori a renderli così veri?

Di personaggi memorabili è piena la letteratura: che siano protagonisti o abbiano un ruolo solo secondario, il lettore imparerà a conoscerli nel corso della storia e diventeranno in alcuni casi più familiari di quella zia di secondo grado che incontra una volta all’anno. 

Chi sono i personaggi?

I personaggi sono coloro che compiono le azioni nella storia, e questo comprende estremi ben distanti fra loro: ne La Metamorfosi il protagonista è uno scarafaggio, in Delitto e castigo un giovane e spiantato studente di medicina; ma questi stessi personaggi possono, nel corso delle pagine, agire o riflettere, il che dà un tono diverso alla narrazione e una forma diversa al personaggio.

Spesso gli autori si concentrano eccessivamente sulla trama, pensando che una volta inseriti i personaggi, questi agiranno secondo uno schema già stabilito. In realtà, proprio “muovendo” i personaggi nella storia, questa muta in ragione delle loro caratteristiche e della loro evoluzione.

La scrittura non si improvvisa, non è solo ispirazione, ma soprattutto pianificazione: così come viene riservata un’attenzione particolare al canovaccio della trama, allo stesso modo dovrà essere accordata anche alla creazione dei personaggi. 

Se è vero che la trama non può essere lacunosa o contraddittoria, i personaggi ne sono gli attanti e rendono la storia quella che è, “interpretandola”. Forse sono quindi proprio i personaggi a fare la storia e non il contrario.

Un autore in cerca di personaggi

Da Madame Bovary a Cosimo Piovasco di Rondò, ciò che accomuna i personaggi memorabili della letteratura è la tridimensionalità: sono più reali del reale perché, proprio come le persone in carne e ossa, sono se stessi fino in fondo, anche nelle contraddizioni che fanno parte dell’animo umano.

Ed è proprio da qui che lo scrittore dovrebbe partire: se i protagonisti sono umani, o quantomeno dovrebbero agire e pensare da umani, è alla realtà che dovrà guardare.

Questo non significa affatto che tutti i personaggi dei libri sono ispirati a persone reali, ma usare chi ci circonda come referente aiuta ad avere un risultato tridimensionale e a rendere quindi il personaggio credibile.

Narrativizzare i referenti reali non vuole avere nemmeno una funzione di realismo; non per forza. I personaggi possono essere completamente inventati, anche se ispirati alla realtà. Il fatto che si muovano nel loro mondo come potrebbe fare il ragazzo incrociato al bar o la signora che attraversa la strada li rende plausibili, e quindi reali, anche quando le azioni che compiono non lo sono.

Ma come riuscirci?

L'autore demiurgo

L’autore ha un potere completo sui personaggi che vuole mettere in scena; o meglio, sulla creazione di questi personaggi. Una volta inseriti nella storia dovrà infatti farli agire coerentemente alle caratteristiche che ha scelto per loro.

Nell’inventare i personaggi dovrà tenere conto prima di tutto della reazione che vuole suscitare nel lettore: di empatia o di repulsione, di solidarietà o di disprezzo. A partire da questo potrà smussarne i contorni e curare i dettagli e il contesto che li circonda.

Le schede dei personaggi

Soprattutto se l’intenzione è quella di scrivere un romanzo con molti personaggi, è necessario che l’autore abbia ben chiara la caratterizzazione di ognuno. Ogni scrittore ha il suo modo per creare i personaggi di un libro, ma in alcuni casi può essere utile creare delle schede o buttare giù una biografia preliminare, per non farsi sfuggire niente in fase di scrittura.

Gli elementi che l’autore dovrebbe avere chiari di tutti i suoi personaggi sono:

  • il loro ruolo all’interno della storia. Gli archetipi classici sono quelli categorizzati dal linguista e antropologo russo Vladimir Propp per la fiaba; nei romanzi moderni e contemporanei c’è però da questo punto di vista più flessibilità e sperimentalismo
  • il loro aspetto, fondamentale per non cadere in contraddizione; se la protagonista viene descritta con la una pelle rosea e perfetta, può stonare se dopo qualche pagina si lamenta delle rughe o delle lentiggini
  • il loro carattere: per quanto l’essere umano non sia, anche nella realtà, sempre del tutto coerente, è necessario, per non farli apparire privi di personalità, sapere quali sono i loro tratti caratteriali
  • la loro biografia, il che significa sapere chi sono stati in passato, cosa è accaduto loro, quali conseguenze ha sul presente. Attraverso la loro biografia, l’autore potrà elaborare anche:
    • il contesto: fondamentale perché le loro azioni acquistino un senso e per mettere il lettore in grado di avere una prima chiave interpretativa
    • le relazioni fra i vari personaggi: se interagiscono, è necessario che anche la loro storia relazionale sia chiara per chi scrive

Come vedremo fra poco, tutto questo lavoro preliminare sui personaggi non deve essere presentato al lettore in modo informativo, come se fosse un identikit della polizia, ma svelato poco a poco nel corso della storia.

Il principio dell'iceberg

Delle informazioni sui personaggi che l’autore stabilisce prima della scrittura, soltanto una parte (a volte minima) entrerà direttamente nel romanzo. Un romanzo infatti è una storia, che deve coinvolgere, far sognare o divertire, scopi che mal si raggiungono con un racconto che presenta in modo palese le caratteristiche dei suoi personaggi.

A questo proposito, Hemingway parlava di “principio dell’iceberg”: proprio come di questo blocco di ghiaccio si vede solo la punta, in un romanzo finito emerge solo una parte di quello che è stato pensato, in questo caso per i personaggi.

Soprattutto, però, è importante il modo in cui il lavoro sui personaggi affiora nella narrazione. Il consiglio è quello di evitare descrizioni sterili di quello che sono e fanno, ma mostrarli al lettore in medias res.

Cosa rende i personaggi di un libro reali?

Ciò che dà linfa vitale ai personaggi non è però il loro aspetto fisico, la cornice nella quale l’autore ha deciso di inserirli o le relazioni che hanno fra di loro. 

Mostrarli mentre pensano e agiscono consente di far trasparire quella che è la loro motivazione, ciò che nel profondo li muove e che crea una sorta di comunanza con il lettore.

Se la motivazione è ciò che spinge i personaggi a compiere le azioni che costituiscono la trama, il risultato è una loro evoluzione dall’inizio alla fine del libro: proprio come per i lettori, le vicende della vita implicano una loro trasformazione.

Cosa rende quindi i personaggi dei libri (quasi) reali? In gran parte la profondità che l’autore riesce a conferirgli mostrando senza dirlo chi sono, cosa fanno, dove vanno.

FONTI

E. Hemingway, Il principio dell’iceberg. Intervista sull’arte di scrivere e narrare, Il Nuovo Melangolo, 1996
V. Propp, Morfologia della fiaba, Einaudi, 2000

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