Lettura digitale e lettura su carta: qual è la differenza?

Il mezzo su cui leggiamo influenza il nostro cervello e la nostra attenzione, ma possiamo dire se sia meglio la carta o lo schermo?

Gli e-book sembrano piuttosto lontani dal soppiantare la carta stampata, ma è innegabile un progressivo spostamento della lettura su supporti digitali. Pensiamo semplicemente ai quotidiani: sempre più persone leggono articoli di giornali dal proprio smartphone anziché acquistarli in edicola. Leggere sulla carta o da un supporto digitale comporta l’attivarsi di circuiti cerebrali diversi, che influenzano a loro volta il nostro modo di pensare, la memoria e l’attenzione. Leggere in digitale, infatti, toglie la dimensione fisica e materiale della lettura, importante soprattutto durante l’infanzia, e immerge in un ambiente iperstimolante, che non favorisce la lettura profonda. Che conseguenze ha tutto questo, soprattutto per i cosiddetti nativi digitali, esposti a device tecnologici da sempre?

Non siamo nati per leggere

La lettura è un’attività che rappresenta, nella storia degli esseri umani, un’enorme conquista evoluzionistica. Se, infatti, siamo geneticamente programmati per parlare, quello della lettura non è un processo innato, ma appreso nel periodo che va dall’infanzia all’adolescenza, favorito anche dall’ambiente esterno.

Il mondo digitale, così dinamico, veloce e pieno di distrazioni, non concilierebbe lo sviluppo e il consolidamento di quei circuiti che, a livello cerebrale, la lettura crea o riadatta a partire da quelli già esistenti.

Per questo la digitalizzazione in atto ha la portata di una rivoluzione. Del resto, già Socrate era preoccupato che il passaggio dal sistema della lingua orale a quella scritta comportasse una perdita di memoria. Allo stesso modo, gli studiosi di oggi si interrogano su quale sarà l’impatto del passaggio dalla cultura alfabetizzata a quella digitale.

Il "circuito della lettura"

Saper leggere ha un’importanza a livello anche fisiologico e l’importanza della lettura è a sua volta sottolineata dagli effetti che leggere ha sul nostro cervello, che ne viene letteralmente modificato.

Per leggere una singola parola si attivano infatti miriadi di neuroni e la rapida comprensione è possibile grazie a complesse interazioni di percezioni e previsioni e alla cosiddetta “lettura profonda”.

Questa indica la capacità di immedesimarsi nelle parole e nella storia che stiamo leggendo, cioè di provare empatia, quella che dovrebbe essere una delle caratteristiche più distintive dell’essere umano. Vedendo dal punto di vista dell’altro, in questo caso un personaggio, con il quale si crea uno spazio d’intimità durante la lettura, si amplia anche la conoscenza e la consapevolezza del proprio mondo interiore.

Le condizioni affinché questo sia possibile devono verificarsi già dall’infanzia, in modo che il cervello possa fissare, grazie alla ripetizione, le rappresentazioni dei libri prima ascoltati dagli adulti e poi letti, per creare poi una solida base di risorse. Questa sorta di piattaforma interiore di conoscenze è necessaria nel prosieguo della propria vita di lettore, per capire velocemente quel che si sta leggendo, ma anche per trovarvi analogie e inferenze, grazie alle quali accedere a uno spazio cognitivo nuovo.

Tutto ciò va ben oltre la lettura e la capacità di comprensione di un testo, e riguarda anche la capacità di sviluppare un pensiero critico e sapersi quindi muovere nel mondo reale. È proprio in questo che risiede l’importanza della lettura e la necessità di capire come preservarne le caratteristiche evolutive più preziose, pur integrandole in un mondo ormai inesorabilmente sempre più digitale.

Che conseguenze avrà la lettura digitale sui nativi digitali?

Se la lettura digitale può comportare una perdita di quei circuiti cerebrali e delle conseguenti abilità che si sviluppano grazie alla lettura cartacea, oltre a una diminuzione dell’attenzione e della memoria, quali saranno gli effetti sui più giovani, nati già in un’era digitale e a contatto con vari schermi (smartphone, tablet, tv…) da sempre?

Visto che il circuito della lettura (su carta) si sviluppa in modo progressivo, il rischio è che da adulti non abbiano sviluppato del tutto la capacità di lettura profonda, che già oggi è sempre più rara, a causa dei troppo stimoli che ci raggiungono ogni giorno: 34 gigabyte – l’equivalente di 100.000 parole – secondo il Global Information Industry Center di San Diego.

Un’esposizione graduale al mezzo digitale, con le molte risorse che potrebbe offrire, non comprometterebbe la capacità di sviluppare la lettura profonda, ma sono necessarie ulteriori ricerche sul diverso impatto cognitivo di lettura su carta e su schermo.

Infine, la curiosità non basta per imparare ad usare il mezzo digitale senza che a farne le spese siano l’attenzione e la memoria. Sarebbe anche necessaria una specifica formazione per gli insegnanti e un uso consapevole del mezzo da parte degli altri adulti che circondano il bambino e se ne prendono cura.

Quindi la lettura su carta è meglio di quella digitale?

La lettura su carta ha ricoperto un ruolo fondamentale nella nostra storia evolutiva, e tutt’oggi immergersi letteralmente in un libro ha effetti benefici con conseguenze anche sul nostro modo di stare nel mondo.

Non possiamo però affermare che la lettura su carta è migliore della lettura digitale. Il mondo digitale è ormai una parte intrinseca della contemporaneità, così come seimila anni fa lo è diventata la lettura.

Entrambe portano allo sviluppo di specifiche abilità e connessioni cerebrali e, per quanto riguarda la lettura digitale, si può rivelare vincente ad esempio per chi ha difficoltà di apprendimento come la dislessia e può diventare un valido strumento di alfabetizzazione su larga scala.

La sfida per il futuro è trovare il modo di far convivere queste due modalità di lettura, affinché il mezzo digitale, iperstimolante ma meno lineare, e privo della dimensione fisica del libro, possa arricchire anziché impoverire quella piattaforma di conoscenze interiori il cui sviluppo non può essere delegato a “memorie esterne”.

Fonti

A. Mangen, B.R. Walgermo, K. Brønnick, “Reading linear texts on paper versus computer screen: Effects on reading comprehension”, International Journal of Educational Research, Volume 58, 2013, Pages 61-68

A. Mangen, A. van der Weel, “The evolution of reading in the age of digitisation: an integrative framework for reading research”, Literacy, Volume 50, Pages 116-124

M. Wolfe, Lettore vieni a casa. Il cervello che legge in un mondo digitale, Vita e Pensiero, 2018

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *